domenica 10 aprile 2011

Saranno Famosi (1982-1987)


In America farcela vuol dire diventare famosi. E così all'High School of Performing Arts di New York si insegna a recitare, ballare, suonare e, soprattutto, ad avere fiducia in se stessi.

Gli allievi della scuola, scelti all'insegna della multirazzialità e dalle diverse estrazioni sociali, imparano a conoscersi e a condividere i sogni per il futuro. Anche fuori dall'aula: una serie di amori, provini, occasioni mancate, entusiasmi e delusioni raccontati con una buona dose di realismo.

Rispetto al fortunato film omonimo di Alan Parker del 1980, sono quattro i protagonisti di passaggio dal grande al piccolo schermo: Lydia Grant, l'insegnante di danza; Shorofsky, l'istruttore di musica; il talentuoso musicista Bruno Martelli e il ballerino di colore Leroy Johnson.
A loro si aggiungono: la cantante Coco, l'insegnante di inglese Sherwood, la studentessa di recitazione Doris, il comico Danny, e tanti altri.
Del telefilm sono in commercio ben tre dischi.

Curiosità: forse non tutti sanno che tra gli attori che sono stati scartati al provino, per entrare nel cast della serie, si è presentata una certa Louise Veronica Ciccone, in arte Madonna.

Per saperne di più: c'è la scheda di wikipedia

Video: un assaggio della serie.

mercoledì 6 aprile 2011

E.R. Medici in prima linea (1994-2009)



Creato dallo scrittore Michael Crichton, ex studente di medicina ad Harvad, il serial medico più popolare degli anni '90 e andato in onda in America sulla NBC. Secondo nella classifica generale degli ascolti nel primo anno di programmazione, il telefilm che vanta tra i produttori Steven Spielberg, si aggiudicò il migliore risultato di tutti i tempi per una serie drammatica al debutto.

All'Emergency Room del Cook County General Hospital, dove il sangue schizza e la telecamera non si limita a descrivere cuffiette e mascherine, il personale medico si destreggia tra crisi cardiache e crisi personali, tra casi clinici e casi umani: tra gli altri, il dottor Greene, aiuto primario molto qualificato, combattuto tra il lavoro che lo assorbe e la mancanza di vita privata; se riesce a risolvere al meglio i casi di pronto intervento, non sempre trova una soluzione per quelli fuori dall'ospedale; il dottor Ross (interpretato da George Clooney), pediatra playboy dall'innegabile charme che non sempre segue il protocollo ospedaliero; il dottor Benton, assistente chirurgo, perfezionista e schivo a mostrare le proprie emozioni; il giovane dottor Carter; la dottoressa Weaver, che con la sua abilità in situazioni critiche riesce a conquistarsi, se non l'affetto, almeno il rispetto dei colleghi.
In corsia e fuori, tra un'operazione e un intervento, i medici protagonisti cuciono e scuciono, oltre ai pazienti, relazioni sentimentali “a cuore aperto”.

L'idea di una storia su un Pronto Soccorso venne a Crichton nel corso degli anni di praticantato: “Volevo scrivere qualcosa che fosse il più possibile vicino alla realtà, raccontare la medicina in maniera alquanto realistica, quasi documentaristica”.
La prima sceneggiatura, che prevedeva 87 scene e più di 100 ruoli parlanti, intrisa di termini tecnici e di riprese con la steadycam, denotò l'ambizione di un serial che bussava nel contempo alla realtà, al cinema e alla soap.

Lo schema del serial è quasi fisso, il colpo di scena non è mai unico; non esiste un inizio, un climax, una fine. L'andamento somiglia al tracciato di un elettrocardiogramma. Le porte si aprono di botto, la barella irrompe, le presentazioni dei pazienti in arrivo sono secche. Non ci sono tempi morti, i dialoghi sono serrati, restituiscono il dramma senza mai indugiare sul dolore.

Medici e infermieri sono ritratti come persone piene di problemi e contraddizioni; il realismo cede il passo alla credibilità.
La maggior parte dei serial medici racconta le vicissitudini dei pazienti, E.R. punta invece sui dottori. E il successo li ha premiati con tanti riconoscimenti e ben 15 stagioni all'attivo.

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Video: una clip della serie che sottolinea come la macchina da presa segue i personaggi in giro per l'ospedale e i dialoghi non-stop.

La signora in giallo (1984-1996)


Una delle serie più popolari parte da uno degli interrogativi più cari ad Agatha Christie: “chi è stato a uccidere?”. In realtà il serial presenta più di una affinità con la scrittrice di gialli inglese: le trame degli episodi, come i romanzi della Christie, sono disseminati di indizi microscopici che solo un telespettatore attento riesce a scovare e collegare; la protagonista, Angela Lansbury, ha interpretato Miss Marple nel film Assassinio allo specchio ed è stata tra gli interpreti di Assassinio sul Nilo, entrambi tratti da due best-seller dell'autrice inglese; il telefilm racconta le indagini e le avventure di Jessica Fletcher, una scrittrice di gialli di mezza età (come la Christie).

Alla porta della sua villa di Cabot Cove, sulle coste del Maine, bussa spesso lo sceriffo Tupper con un assassinio da risolvere. Ad assistere “la signora in giallo” si affiancano il dottor Seth e Grady, il nipote di Jessica.

Nel corso della programmazione il ruolo della Lansbury subisce alcune modifiche: dapprima introduce solamente gli episodi, poi torna in scena a furor di popolo dividendosi tra Cabot Cove e New York (dove ha trovato un lavoro da insegnante), infine viaggia per tutto il mondo a risolvere omicidi internazionali.
E' costantemente presente nel palinsesto estivo italiano.

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Video: la sigla

Starsky e Hutch (1975-1979)



I poliziotti Starsky & Hutch potrebbero anche fare a meno delle sirene: le sgommate e i testacoda della macchina rossa fiammante con la quale sono in servizio (una Ford Torino), annunciano il loro arrivo a quei criminali di Los Angeles contro i quali combattono giorno dopo giorno.

Audaci, allegri e acrobatici, i due protagonisti si completano a vicenda: il riccioluto Starsky è un uomo d'azione istintivo e impulsivo, Hutchinson detto “Hutch”, è il biondo intuitivo che nella maggior parte dei casi trova il bandolo della matassa.
La coppia adotta un abbigliamento casual anni'70: giubbotti di pelle, camicie fuori dai pantaloni a zampa d'elefante, immancabili scarpe da ginnastica Adidas.

Entrambi rispondono agli ordini del burbero capitano Dobey, che non esita a difenderli quando diventa necessario. Nel corso delle indagini, la coppia di agenti fa visita al bar di Huggy Bear, il dinoccolato e fumato informatore di colore. Grazie alle sue soffiate, i due catturano una fauna variopinta e stereotipata di malviventi: ladri d'auto che diventano assassini per caso, rapinatori disperati, ricettatori di periferia, manager d'azienda che smerciano droga in giacca e cravatta.

Curiosità: nel 2004 è stato realizzato un rifacimento cinematografico in chiave ironica, interpretato da Ben Stiller e Owen Wilson, con un cameo dei due interpreti del serial originale.

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Video: la sigla del telefilm.

martedì 5 aprile 2011

Ally Mcbeal (1997-2002)



Divenuto a tutti gli effetti un fenomeno di costume, il serial va salutato come un vero e proprio evento televisivo: poche fiction come questa hanno osato e rischiato tanto dal punto di vista narrativo e delle sceneggiature, avvalendosi di alcune tecniche di linguaggio più rodate al cinema che sul piccolo schermo. Tra le altre: la possibilità del telespettatore di vivere in prima persona, in soggettiva, i sogni, i desideri e le frustrazioni della protagonista; o quella di ascoltare i suoi pensieri-spesso diversi dai suoi discorsi- grazie alla voce fuori-campo.

Tutto ha inizio all'età di sette anni, quando Ally intreccia una storia d'amore che la segnerà nel profondo: il primo bacio con Billy è di quelli che non si dimenticano, di quelli che rimangono sulla punta delle labbra a lungo, forse per tutta la vita; lungo gli studi insieme, la prima volta in auto, gli anni del liceo, l'università insieme alla facoltà di legge. Per poi realizzare di essere a un bivio: l'amore o la carriera. Accorgersi di stare con un fidanzato che ti preferisce la seconda, con l'inevitabile e drammatica separazione.

La sfortuna perseguita Ally ovunque: in amore, sul lavoro, nei rapporti con le persone. Dove passa lei seguono tragedie, scambi di persona, equivoci. Si butta inevitabilmente dalla pentola alla brace, con lei Cupido sbaglia mira, il mondo le cade addosso e lei non regge.
Per sfuggire la depressione Ally decide di tuffarsi nel lavoro, diventando un'avvocatessa di successo di Boston. In realtà l'aula del tribunale sembra l'unica zona franca della sua vita: si dimostra sicura, determinata, a volte addirittura cinica. Ma fuori dal foro il destino le tende agguati dietro ogni angolo: come quando un socio di maggioranza del suo studio legale la fa licenziare per essersi ribellata ai continui assalti di “mano morta”. Dopo aver perso il posto, Ally incontra l'ex compagno di studi Richard, titolare di uno studio legale che le propone di lavorare per lui. Il destino vuole che in quell'ufficio lavori anche Billy, che Ally non ha mai dimenticato. Lui rappresenta il ragazzo che amava e che ama ancora, probabilmente corrisposta; solo che nel frattempo lui si è sposato con la bella Giorgia, apparentemente senza un difetto e per di più simpatica, è destinata a diventare la migliore amica di Ally.

Così la critica americana: “Ally McBeal è tutto ciò che un telefilm che voglia presentarci uno spaccato di fine anni '90 dovrebbe essere: tagliente, esilarante nei dialoghi, ha un cast di talento e propone storie coinvolgenti. Come si può non amarlo?”.
La protagonista interpreta alla perfezione, con i picchi della parodia, una giovane donna che evidenzia tutte le ansie, le paranoie e gli incubi di chi vive con la testa fra le nuvole, di chi ha visto abbattere uno ad uno tutti i propri ideali, di chi pensa che gli uomini siano tutti uguali.
Una sorta di Woody Allen in tacchi a spillo, Ally si stende sul lettino della propria analista vomitando patemi d'animo. Ma la sua miglior consulente è se stessa: i suoi esami di autocoscienza sono diventati momenti cult generazionali.

Per saperne di più: la scheda di wikipedia.

Video: una clip con le visioni di Ally.

I Robinson (1984-1992)



Considerata in America la serie più popolare degli anni '80. Il suo successo provocò una sorta di Big-Bang: molte serie a seguire hanno imitato il plot familiare al centro de I Robinson; alla fine di quella decade, in prima serata si registrò il maggior numero di situation comedy nella storia della televisione americana.

Bill Cosby, oltre ad esserne il protagonista e il creatore della serie, firma come coautore del tema musicale nonché da consulente esecutivo. L'attore è stato coinvolto in tutte le fasi del telefilm. L'idea base della sit-com balenò proprio a Cosby: due genitori che lavorano alle prese con molti figli. Il dottor Cliff Robinson è un ostetrico che abita a Manhattan in compagnia della moglie Clair, un'affermata procuratrice, e dei loro cinque figli.

Nel corso delle stagioni le loro vite professionali vengono lasciate da parte per puntare ai trascorsi della coppia tra le mura domestiche.
Pur proponendo un'educazione familiare politically correct, applaudita da psicologi e pedagogisti, la serie ha incontrato qualche critica di razzismo all black: troppi poster di Martin Luther King, troppi slogan, troppo buonismo da middle-class.
Ha tuttavia vinto ben 14 Image Awards, assegnati dalla National Association of the Advancement of Colored People (NAACP) e un Emmy Award nel 1985 quale “migliore sit-com dell'anno”.

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Video: un estratto dalla serie.


Il Prigioniero (1967-1968)



Una delle serie più originali della storia della televisione racconta di un agente del governo americano che viene sequestrato e portato su un'isola dove tutti gli abitanti non hanno identità ma numeri ( lui è il numero 6 ). Essi sono in attesa di essere sottoposti a un trattamento che li costringe ad azzerare la memoria dopo aver comunicato tutte le informazioni di cui sono a conoscenza. Ma non tutti gli abitanti sono “prigionieri”: tra di loro si nascondono alcune spie.

Al termine della serie il protagonista riesce a fuggire e a distruggere l'isola senza aver rivelato la sua vera identità: di lui si sa solo che è stato un pilota dell'aviazione americana, che è dotato di uno straordinario self-control, che è un eccellente pugile e schermidore.
Il merito dello straordinario successo di questa serie, sospesa tra Orwell e Kafka, è senz'altro di Patrick McGoohan: egli è nel contempo protagonista, produttore esecutivo, autore e regista di alcuni episodi.

Nel corso della sua permanenza, il protagonista scopre che non si tratta di una prigione come le altre: è un posto idilliaco pieno di verde, dove non mancano le attività ricreative. Questo non impedisce al numero 6 di tentare più volte la fuga, ma viene sempre fermato. Quando non cerca la libertà, tenta di scoprire l'identità del numero 1, il capo del misterioso Villaggio, un luogo del quale non si conosce la dislocazione: quando riesce a procurarsi una mappa del posto, il Prigioniero si accorge che i contorni sono sfumati e non esistono paesi confinanti.

Ricco di citazioni: video e monitor sparsi nel Villaggio richiamano il Grande Fratello di Orwell in 1984, il telefilm si chiude con un colpo di scena finale che non risolve gli enigmi sparsi lungo il racconto.
La serie si pone alcune domande: una persona ha il diritto di dire a un uomo cosa dire, come comportarsi, di coercizzarlo? Un uomo ha il diritto di essere un individuo?

Per saperne di più: c'è la scheda di wikipedia

Video: la sigla e l'inizio del primo episodio.